venerdì 16 maggio 2014

Appena svegli, sulle splendide colline sopra Pigna, al tranquillo Agriturismo "Al Pagan", abbiamo potuto apprezzare l'ottimo panorama che offriva il posto, anche grazie alle splendide condizioni meteo. Cielo leggermente velato, ottima temperatura per camminare.

Qui abbiamo dormito completamente isolati in una casetta tra boschi e oliveti, nel cuore della Val Nervia, a breve distanza dal percorso dell'Alta Via dei Monti Liguri, godendo ancora di una splendida vista sui massicci del Toraggio e del Pietravecchia. 


Questi monti sono rimasti ben visibili per tutta la giornata odierna, dandoci un'idea di dove eravamo e della distanza  percorsa. 
Dopo la colazione ci siamo fatti accompagnare nei pressi dell'Alta Via, precisamente tra i boschi di conifere della Gola di Gouta (1213 m s.l.m.), ove con mezz'ora di cammino potevamo riprendere la tappa successiva a quella di ieri, la numero 3. 

I boschi di Gouta ospitano i più estesi popolamenti ad abete bianco della Liguria. Inoltre vi si trovano: il pino silvestre, il carpino nero e, nelle stazioni più favorevoli, anche il leccio.

A questo punto mancavano circa 30 Km a XXmiglia e non sapevamo se avremmo fatto ancora una sosta oppure no. Avremmo deciso strada facendo. 
Le tappe rimanenti erano la 3, da Colla Scarassan (1224 m s.l.m.) a Colla Sgora (1063 m s.l.m.), la 2 da Colla Sgora a La Colla (479 m s.l.m) e poi la numero 1 fino a XXmiglia. 

In mattinata abbiamo camminato ancora sopra i mille metri, per l'intera tappa numero 3.
Lungo questa tappa abbiamo incontrato numerosi esempi di opere militari del Vallo Alpino Occidentale: strade, fortificazioni, casermette, fontane costruite prima della II Guerra Mondiale, per difendere la frontiera italiana da un eventuale attacco francese. 

Abbiamo poi pranzato vicino al terminale di tappa.
Dopo pranzo siamo scesi verso La Colla, il tempo era molto soleggiato e, non essendo più sulle alture, cominciava a fare abbastanza caldo.
Ormai a meno di 15 Km da XXmiglia nel primo pomeriggio, abbiamo deciso di continuare e provare ad arrivarci in giornata.


XXmiglia sembrava ormai sempre più vicina!



Gli scorci dei paesini nelle valli erano meravigliosi, riconoscibilissimo il bellissimo borgo medievale, sovrastato dall’imponente castello Doria, di Dolceacqua. 






Dopo la tappa numero 2 quasi completamente in discesa, la tappa numero 1 era caratterizzata da vari saliscendi. 
Si cammina per lo più tra la macchia mediterranea, che lascia spazio a belle vedute sulle basse valli Nervia e Roia. 
A questo punto, vuoi per il caldo della giornata particolarmente afosa, vuoi per tutta la stanchezza accumulata in questi giorni, quest'ultima tappa ... sembrava la più faticosa! 
Lungo il percorso s’incontrano le antiche chiesette di San Giacomo e Madonna della Neve. 








Si passa accanto ai calanchi di Terre Bianche, spettacolari forme di erosione dovute all’azione dell’acqua piovana sulle rocce argillose. Si fiancheggiano i vigneti da cui si ricava il famoso vino Rossese. 


Ed eccoci a XXmiglia!












All'ultimo Kilometro ....



















... e l'idea di farlo tutto su una gamba sola!








giovedì 15 maggio 2014

Dopo una notte molto ventosa, che non ci ha permesso di riposare al meglio, ci siamo svegliati e abbiamo discusso con il gestore del Rifugio sulla pianificazione del percorso odierno.





È uno dei tratti più belli dell’Alta Via dei Monti Liguri, con vette rocciose d’aspetto dolomitico ad una ventina di chilometri dal mare. 






Grazie alla loro posizione, al confine tra le Alpi e il Mediterraneo, queste montagne ospitano una flora assai ricca e varia, con specie mediterranee che convivono con piante tipicamente alpine, arrivate fino qui in tempi remoti, quando i ghiacciai coprivano gran parte delle Alpi. 

Qui, sapevamo già esserci due alternative, è l'unica zona dove l'Alta Via si "sdoppia", la stessa tappa, la numero 4, è possibile percorrerla sia a Est che a Ovest dei monti Pietravecchia e Toraggio. 
Il sentiero ad Est è il famoso Sentiero degli Alpini, per escursionisti esperti, infatti non viene proprio indicato ufficialmente come Alta Via, ma come variante.

Questo sentiero, taglia i dirupati versanti italiani dei monti Toraggio e Pietravecchia. L’ardito Sentiero degli Alpini, in parte scavato nella viva roccia, fu costruito per scopi militari nell’intervallo tra le due guerre mondiali, sufficientemente ampio ed agevole per premettere il passaggio dei muli carichi di armi e vettovaglie. Oggi i muli non potrebbero più passarci, perché alcuni tratti del sentiero sono stati rovinati dalle frane e dall’erosione. Per agevolare il passaggio degli escursionisti, i tratti più esposti sono stati attrezzati con corde metalliche ad opera di volontari del Club Alpino Italiano.

Inizialmente, qualche mese prima, avevamo pianificato di percorrere il sentiero meno pericoloso, quello ad Ovest, diciamo quello che è ufficialmente considerato Alta Via. Oltretutto, già sapevamo esser chiuso il Sentiero degli Alpini, a causa di varie frane lungo il percorso.


Però restava, dai due giorni precedenti, soprattutto da ieri, la paura di camminare un'altra volta su neve e ghiaccio, perchè, mentre il Sentiero degli Alpini, più esposto al sole, era sgombero da neve, la parte Ovest ne era, lo avevamo visto e in parte vissuto ieri ... ancora molto carico.

La decisione diventava difficile, ma, essendo stati traumatizzati soprattutto dal pericolo della neve e del ghiaccio ... abbiamo optato per proseguire sul Sentiero degli Alpini, o almeno, strada facendo, valutare la sua percorribilità.

Così partiamo, preceduti da un camoscio, lungo il famoso sentiero!

Il sentiero degli Alpini, ufficialmente chiuso, dopo un breve tratto pianeggiante e in zona prativa, poi prosegue tagliando le bastionate inferiori del Monte Pietravecchia, con saliscendi, tratti scavati nella roccia e altri franati, attrezzati con cavi metallici. 

Con una serie di tornantini si raggiunge la Gola dell'Incisa (1685 m), stretto intaglio sulla cresta di confine tra il Toraggio ed il Monte Pietravecchia. 
Arrivati a questo punto però, i passaggi esposti attrezzati con cavi d'acciaio cominciavano a diventare davvero pericolosi, per le nostre facoltà, quindi, dopo aver valutato la situazione insieme, a più di metà del sentiero già pericoloso, abbiamo preso la triste, ma forse saggia, decisione di tornare indietro (ci torneremo!).

Dovevamo dunque raggiungere l'Alta Via, passando altrove e, avendo già escluso il percorso ad Ovest dei monti Pietravecchia e Toraggio, non rimaneva che scendere, con un sentiero di raccordo, al paesino di Buggio (445 m s.l.m.).


Tornando quindi al Colle Melosa (1540 m s.l.m.), dal Rifugio "Allavena", ove ormai, vista l'ora, abbiamo pranzato, ci siamo poi incamminati su di un sentiero tutto in discesa, con un dislivello di circa 1000 m.




Nel pomeriggio, dopo 3 ore di cammino, giù dal pendio boscoso fino al bacino artificiale, Lago di Tenarda, poi ancora nei boschi fino al piccolo Santuario della Madonna di Lausegno ... siamo giunti nel caratteristico borgo di Buggio, 
con le antiche case di pietra raccolte alla testata della Val Nervia, ai piedi del gigantesco Monte Toraggio, ove era molto visibile il Sentiero degli Alpini percorso per buona parte in mattinata. 
Arrivati in paese, siamo stati accompagnati in auto dal gestore dell'Agriturismo "Al Pagan" alla struttura ricettiva che ci avrebbe ospitato per la notte, appena sopra Pigna, in un posto molto isolato e panoramico! 






















mercoledì 14 maggio 2014

Tutto è bene quel che finisce bene. Questo potrebbe sintetizzare la giornata di oggi. Dopo la situazione "invernale" di ieri, la giornata odierna si presentava, dal mattino, molto calda e soleggiata. La neve scesa ieri si stava già sciogliendo e non c'era neanche una nuvola in cielo. Il paesino di Verdeggia era uno splendore a vedersi così, sotto le montagne ancora in parte innevate. Abbiamo consumato la prima colazione al Bar-Ristorante "Ritrovo degli Amici" dove, parlando un po' con i proprietari, abbiamo appreso che, compresi loro, il paese ha 6 residenti. Ovviamente escludendo i mesi estivi, soprattutto Agosto, quando il paese si popola di turisti. 

Quindi, abbiamo ripreso il sentiero dove eravamo scesi ieri, per tornare a 1600 metri, sulla vecchia Alta Via. L'arrivo era, ancora una volta, il Rifugio "Allavena", dove saremmo dovuti arrivare ieri. Quest'oggi, a differenza del giorno precedente, il tempo sembrava bellissimo, per cui pianificavamo di arrivare senza tanti intoppi ... illusi!

Dopo circa 1 ora e mezza di salita, circa 600 metri di dislivello, siamo tornati sulla vecchia Alta Via, sempre sotto il Monte Saccarello (ben visibile la statua del Redentore, sulla cima minore del monte). 
Arrivati al Passo di Collardente (1601 m s.l.m.) dopo circa 1 ora di cammino abbiamo proseguito in direzione Francia. Questa tappa, la numero 5, passa per buona parte in territorio francese. 

Purtroppo però, appena giunti nel versante all'ombra sono cominciati i problemi tra valanghe e alberi sul sentiero che rendevano difficile il passaggio ... insomma, abbiamo cominciato ad allungare, di molto, i tempi di percorrenza del nostro cammino.
Oltretutto il tempo stava leggermente peggiorando, un'altra volta. 


Ci siamo fermati per pranzo, guardando verso il mare sembrava un'altra stagione, cielo terso, tanto da, con estremo stupore, riconoscere la sagoma della Corsica, ma non come siamo abituati a vederla dalle nostre parti, il dito e poco più, ma, da quell'angolazione, gran parte della costa occidentale. Stupenda!

Dopo pranzo abbiamo ripreso il cammino, ma, oltre ai problemi della neve e degli alberi sul sentiero, citati sopra, ora bisognava fare i conti con le indicazioni ... praticamente inesistenti. 





La neve, spesso ghiaccio, unita agli alberi di traverso, rendevano impossibili certi passaggi, costringendoci così a intraprendere percorsi, ipotetici, alternativi, che, non conoscendo la zona, hanno portato a perderci! Ad un certo punto ci siamo ritrovati in Val Roya, e quando abbiamo capito dove eravamo, ci trovavamo anche molto lontano da quel che era il sentiero che dovevamo percorrere, ma che tra neve e alberi, non riuscivamo più a seguire. 
Unica soddisfazione, che placava un pochino la grande apprensione del momento, era il vedere la Costa Azzurra, fino a Nizza e oltre!


Abbiamo così telefonato al Rifugio "Allavena" per capire come fare per rimediare all'errore, anche se, erano già quasi le 18, il tempo stava ulteriormente peggiorando e, l'unica soluzione era passare sulla neve, sperando che fosse dura a sufficienza da passarci sopra. 
Vedevamo il Monte Grai (2012 m s.l.m.), il Monte Pietravecchia (2038 m s.l.m.) e il Monte Toraggio (1971 m s.l.m.).


Dovevamo salire sul Monte Grai, l'unico modo per arrivare al Rifugio era quello di "navigare" a vista, del Grai appunto, camminando sopra la neve, tutto abbastanza in cresta.

Con la neve spesso ghiacciata ai lati dei monti, era facile cadere e finire in qualche crepaccio (abbiamo poi appreso che una coppia prima di noi aveva proprio vissuto questa disavventura ed era stata poi recuperata dall'elisoccorso alpino).


Camminando quindi sopra la neve, dopo circa 1 ora, molto faticosa, siamo arrivati sulla vetta del Monte Grai. Da quel punto, anche se ormai era tardi, vedevamo il Rifugio "Allavena" di Colla Melosa sotto di noi, a circa 1500 metri ... 1 ora di cammino in discesa ma, il peggio era passato, e anche se il tempo stava sempre peggiorando e ad un certo punto ha ripreso a grandinare e nevicare ... siamo finalmente arrivati ... sani e salvi!




















martedì 13 maggio 2014

Nella giornata odierna, sono saltate già dalla mattina tutte le pianificazioni relative a questa tappa causa la neve ancora presente, in quantità abbondante, sulle vette più alte dell'Alta Via dei Monti Liguri, in particolare la più alta, quella del Monte Saccarello (2200 m s.l.m.). 
Quindi, a questo punto, con l'aiuto di Walter, gestore dell'Hotel "San Bernardo", nonchè maestro di sci, abbiamo dovuto pianificare una tappa alternativa, appena sotto il Monte Saccarello e Cima Garlenda, seguendo la vecchia Alta Via (a circa 1800 m s.l.m.). 
La mattinata sembrava partire con le migliori condizioni meteo, cielo sereno e assenza di umidità. Abbiamo incontrato già dai primi passi la neve, accumulatasi durante l'inverno con le valanghe. Alcune erano presenti anche sul sentiero, già segnalateci dal nostro amico Walter, che abbiamo oltrepassato, come consigliano le guide alpine, uno per volta, in modo che l'altro possa chiedere soccorso in caso di problemi.

A parte questi "imprevisti", sembrava tutto ok, abbiamo anche incontrato molte marmotte che uscivano qua e là per godere della bella giornata. Però purtroppo, ad certo punto, le condizioni meteo sono peggiorate drasticamente ... le nuvole hanno cominciato a radunarsi e il cielo diventava sempre più nero. Nel giro di mezz'ora ha iniziato a grandinare e la temperatura ha avuto un calo repentino. 



Abbiamo cominciato ad indossare le mantelline e a camminare di buon passo per poter arrivare da qualche parte, perchè in quel momento eravamo abbastanza in mezzo al nulla. 

La grandine diventava sempre più abbondante, le nuvole sempre più basse e il vento sempre più forte ... come se non bastasse fulmini e saette!







Nonostante le condizioni avverse, abbiamo avuto la fortuna di vedere parecchi camosci, alcuni molto vicini, che siamo riusciti a fotografare anche se era un po' difficile riuscire già solo a tirare fuori la fotocamera e a non bagnarla. 

La temperatura continuava a scendere, era da poco passato mezzogiorno, sapevamo di avere ancora circa 5-6 ore di cammino ... in condizioni normali. Faceva sempre più freddo e, ad un certo punto ha cominciato a nevicare in maniera copiosa. E non assomigliava per nulla ad una nevicata primaverile, ma aveva tutti i connotati di una nevicata invernale, e, a quell'altezza, si fermava facilmente ovunque. 

Abbiamo camminato ancora per circa 2 ore, quando abbiamo finalmente trovato un rifugio nella montagna e, al riparo, siamo riusciti a mangiare qualcosa e a pensare ad un rimedio. Abbiamo chiamato il Rifugio dove avevamo prenotato per la notte, il Rifugio "Allavena".

Il gestore ci ha sconsigliato vivamente di proseguire, anche perchè lungo tutto il cammino stava nevicando molto intensamente, cosa mai vista, neanche da lui, in questo periodo dell'anno. Inoltre il sentiero più in là era sempre peggio, con lunghi tratti di valanghe, ghiaccio e, visto le condizioni ... anche neve fresca!
Impossibile quindi proseguire, abbiamo cominciato a scrutare la mappa e abbiamo capito di esser abbastanza vicini (circa 1 ora di cammino) a Verdeggia. 



A quel punto abbiamo chiamato una signora del posto, fortunatamente avevo il numero perchè era un affittacamere che avevo censito prima della partenza. Trovata la disponibilità nel paesino di Verdeggia (1100 m s.l.m.), ci siamo rimessi in cammino, scendendo ha anche smesso di nevicare, dato che la temperatura si era alzata un pochino. 
Alla fine, da Verdeggia , lo spettacolo della neve era anche bello, ancor di più visto che ora non eravamo più lassù!